La storia dell’Azienda
L’Azienda Vitivinicola «Poderi Garona» di Duella Renzo prende nome dall’omonima località sita nel comune di Boca, non molto nota alle persone più giovani ma ricordata da alcuni vecchi personaggi del posto per l’ottimo vino che si produce.
L’Azienda Vitivinicola «Poderi Garona di Duella Renzo» è relativamente giovane come formalizzazione ma si fonda sulla tradizione centenaria della Famiglia, partita dal Bisnonno Daniele Duella, portata avanti dal nonno Luigi grande vignaiolo e produttore di vino, e poi solo in parte tramandata a due dei suoi quattro figli.
Dopo la morte del nonno Luigi i figli hanno trasformato quello che era un lavoro a tempo pieno in una passione, questo ha comportato l’abbandono di alcuni vigneti e per altri il ridimensionamento. Dopo vari ripensamenti, ma spinto da questo desiderio di evitare di perdere le tracce di tanto lavoro svolto dal papà Guido, ho deciso di raccogliere il testimone come in una corsa a staffetta.
Questo testimone viene tutt’ora portato avanti attraverso ulteriori acquisizioni di vigneti che mano a mano vengono acquisiti evitando l’abbandono da parte dei precedenti proprietari ormai anziani.
Il nostro Vigneto
Oggi la superficie vitata a filari è di circa 3 ettari in unico lotto con la possibilità di trasformare gli attuali boschi di proprietà in vigneti, riportandoli allo stato produttivo di circa un secolo fa da cui si produceva vino di Boca ancora prima di avere la DOC che risale al lontano 1969.
La vigna di maggiori dimensioni ha un’esposizione ottimale e si sviluppa ad una altezza media di circa 420 s.l.m. A fianco dei vigneti principali, in località Montalbano, restano ancora le tracce di un piccolo vigneto coltivato sino al 2016 alla Maggiorina che porta con se la testimonianza del passato.
L’impianto
L’impianto dell’attuale vigneto passa attraverso varie fasi di trasformazioni e accorpamenti di varie particelle, passando dal classico impianto a Maggiorina al più moderno Guyot nel lontano 1969. L’attuale vigneto, visibile nella foto a fianco ha poi subito in due fasi diverse ampliamenti e risistemazioni del suolo per renderlo meno impervio.
Un secondo impianto attualmente produttivo e contiguo al vigneto principale ha subito un’analoga trasformazione da Maggiorina a Guyot nel 1974.
Il Territorio
I vigneti di Boca sono protetti dal Monte Rosa e nel contempo godono di condizioni pedoclimatiche che permettono nel periodo di maturazione un’alternanza di sbalzi termici tra giorno e notte che favoriscono lo sviluppo e il concentrarsi di zuccheri e sostanze varietali che caratterizzano il futuro vino.
I vigneti si collocano nel cuore delle Colline Novaresi all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera e dal settembre 2013 inserito nel Geoparco dell’Unesco Sesia Val Grande.
Una terra che da tempo immemore conosce la coltura della vite. I filari della nostra azienda vinicola sfruttano una posizione privilegiata per esposizione e natura dei terreni, ingredienti primi per poter ottenere vini di una qualità che sa distinguersi.
Tra le uve a bacca rossa domina il Nebbiolo, fondamento dei più grandi vini del Piemonte, che qui ben sposa altri due vitigni autoctoni come la Vespolina e l’Uva Rara o Bonarda Novarese da cui nasce il nostro BOCA DOC dopo una maturazione di almeno 3 anni in botti di rovere ed un anno di affinamento in bottiglia.
Il Geoparco Sesia Val Grande, riconosciuto nella rete mondiale nel settembre del 2013, comprende il territorio di 90 comuni di 4 diverse province e si estende dal Lago Maggiore al Monte Rosa su un area con caratteristiche geologiche uniche che hanno profondamente modellato la cultura del luogo.
Il SuperVulcano della Val Sesia e il Monte Rosa
Approfondisci: Supervulcano della Valsesia e il Monterosa
Molte vicende lontane nel tempo geologico, ma prossime nello spazio coinvolto, improntano i caratteri geoambientali del Sesia Val Grande Geopark. Il geoparco si estende tra la Valsesia e il Parco Nazionale Val Grande e comprende i territori limitrofi di Valsessera, Prealpi biellesi, Val Strona, bassa Val d’Ossola e alto Verbano. Il territorio annovera un’associazione di rocce di crosta profonda, media e superiore che da tempo costituisce un modello senza precedenti per l’interpretazione dei dati geofisici di crosta continentale, da anni oggetto di studio da parte di scienziati da tutto il mondo. Queste rocce sono state esposte in superficie dalla collisione tra il continente Africano e quello Europeo, che, negli ultimi 100 milioni di anni, ha causato l’orogenesi Alpina. Lungo le Alpi, il limite tra i due continenti corrisponde alla Linea Insubrica (o Linea del Canavese).
Nella stessa area emerge il Supervulcano del Sesia, un vulcano fossile collassato circa 280 milioni di anni fa formando una enorme caldera; i resti di questo supervulcano e del suo sistema di alimentazione sono straordinariamente ben esposti. L’accessibilità del territorio consente ai visitatori di camminare su frammenti di mantello sub-continentale, visitare il contatto tra un’enorme intrusione gabbrica e le rocce della crosta profonda per vedere come si forma un magma granitico, vedere le radici e il tetto di un plutone granitico e ammirare le brecce caotiche prodotte dalla super-eruzione esplosiva che ha portato alla formazione della caldera.
Le falde impilate europee e africane che hanno formato la catena alpina sono meravigliosamente esposte sul massiccio del Monte Rosa e lungo la bassa Val d’Ossola. A nordovest della Linea del Canavese, il pubblico può visitare affioramenti di rocce metamorfiche già sottoposte ad altissima pressione, comprendenti anche frammenti della crosta oceanica della Tetide, che un tempo divideva Africa ed Europa.
Estendendosi dagli inizi della Pianura Padana alle vette delle Alpi, il Geoparco Sesia Val Grande offre anche l’opportunità di osservare le tracce del cambiamento climatico, registrato dalla geomorfologia pleistocenica, dal recente ritiro dei ghiacciai e dagli insediamenti umani risalenti al Paleolitico testimoniati nelle grotte carsiche del Monte Fenera.
La presenza e la quantità dei diversi tipi litologici hanno favorito una cultura della pietra che si percepisce non solo nell’antropologia del paesaggio, ma anche nelle grandi realizzazioni architettoniche dove si possono ricordare le eccellenze del Duomo di Milano con il marmo rosa di Candoglia e la basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma con i graniti di Montorfano.
Lo sapevi che Boca è chiamato anche “il vino del Papa”?
Boca. Il Vino da Papi
Sì, perché le cronache ci tramandano un curioso aneddoto legato proprio a questo vino, tanto buono da essere apprezzato anche dagli alti prelati.
In particolare risale al 1900 la visita del Patriarca di Venezia, Cardinale Giuseppe Sarto, accompagnato dal Vescovo di Novara, Monsignore Eduardo Pulciano; durante tale pellegrinaggio fu loro offerto dal giovane Parroco di Boca, Don Michele Merlino, del vino locale che fu talmente apprezzato da far dire a Monsignor Pulciano «Eminenza, questo è proprio vino da Cardinali». Il Patriarca ribattè: «Eccellenza, mi perdoni, ma io non sono del suo parere, questo non è vino da Cardinali, ma vino da Papi» e tale risposta fu tanto scherzosa quanto profetica, dato che il 4 Agosto 1903 fu nominato Papa col nome di Pio X.
La fondazione del Santuario di Boca è collegata alla morte violenta di due coniugi locali a seguito della quali sarebbe stata eretta, nel XVII secolo, una parete affrescata con l’immagine del Crocifisso, in seguito trasformata in una piccola cappella.
Questa venne ampliata nella seconda metà del Settecento a seguito di alcune guarigioni miracolose. L’afflusso di pellegrini rese presto insufficiente la costruzione così che nel 1819 ne venne deciso un ulteriore ampliamento, che verrà affidato a un giovane architetto nativo di Ghemme, l’allora ventiduenne Alessandro Antonelli, il quale riscrisse il progetto proponendo un edificio maestoso in stile neoclassico. La costruzione durerà a lungo e solo all’inizio degli anni Settanta del Novecento le principali opere strutturali possono dirsi concluse con il completamento dello scalone frontale.
Il Santuario si colloca all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera, costituito nel 1987, a sua volta inserito nel settembre 2013 nel Geoparco Globale dell’Unesco durante la 38^ Conferenza Generale.